Q
J/^/t/ri^^^
Vm Nlll' IIBARIIZZO
MELODRAMMA IN DUE ATTI
Si
I'm WLvmmm
MELODRAMMA GIOCOSO IN DUE ATTI
POSTO IN MUSICA. DAL MAESTRO
DDi^ii^mir
3tlLAIMO
GO! TIPI DI FRANCESCO LUCCA.
Digitized by the Internet Archive
in 2013
http://archive.org/details/lajonellimbarazz1800doni
PERSONAGGI ATTORl
li Marchese DON GIULIO AN-
TIQUATI Sig.
11 Marchese ENRICO, suo figlio Sig.
Madama GILDA TALLEMANNl ,
sposa d* Enrico .... Sig.^
11 Marchese PIPPETTO, altro figlio
del marchese Giulio . . . Sig.
GREGORIO CORDEBONO , Ajo
in casa del marchese Giulio Sig.
LEONARDA,c?meriera altempala Sig.**
SIMONE, servo del marchese Sig.
CORO
di Servi e Camerieri.
La Scena e in Roma^ in casa del Marchese,
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA.
Camera con quallro porte lateral! ed una in mezzo. Tavoliiu kiou
ricapito da scrivcre. Varii libri, ecc. Sedie.
I^ippetto seduto al tavolino, e Gregorio in veste da ca-
mera passeggiando ; indi Ijeotiarda , in fine Jiiiinone,
servi ecc.
Gre. Mi Iraduca dai volgare
Questo breve latinuccio :
Nasco solo per studiare.
Pip. ^d amandum nascor.,.
Gre. Ciuccio!
Ma che razza di cervello ,
Similissimo a un crivello;
Nulla mai vi pud restar.
Studieremo.
Pip. Nos amabimus.
Ghe. Siara da capo!
Pip. Ho poea pratica ;
Ma di tuUa la grammalica,
^mo amas solamenle
Nella testa mi resto.
Gre. (Proprio il verbo piii insolente
Che la fisica invento.)
Mi dia qua le sue faceiate.
(siede e si pone a correggere non uedendo Lconarda che entra)
Ah ehe lettere storpiate!
Sono sciabole e rauipini.
Leo. Ecco qui coi biscotlini
II tuo latte col caffe
Pip. Cara cara Leonardella ,
Creperei senza di te.
Leo. Mangia mangia, gioia bella ,
Ma poi sempre pensa a me.
a A T T 0
(Ire. V i pill drilto; V s piii slorta,
Va pill larga, Vo piii tondo :
Noil si Irova in tulto il nioiido,
Un paziente piii di me.
Leo. Pippo mio !
Pjp. Non farm! tor to!
a 2 Se si gira tutto il mondo
Qiianto e lungo, largo e tondo,
Pill fedel di me non v'e.
GuE. Alto la! qual confidenza?
Leo. Gli ho portato da mangiare.
Gre. Ora e tempo di studiare :
E mi sembra impertinenza
II venirlo a divagar.
Leo. Notle e giorno a tavolino,
Lo volele far schiattar.
GiiE. (Sta a veder, che un polverino
Su quel muso io fo volar.)
Pip. Io quest' altro biscottino
Voglio intanto masticar.)
Addio cara.
(a Leonarda sotto uoce menlre e per partire)
Leo. Core, addio!
Gre. Core!... cara!... Ah veechia pazza!
Leo. Veechia a me ?...
Pip. (Mi par ragazza!)
Leo. a me veechia?... Oh la vedro!
Gre. Veechia, veechia, marcia via,
0 da' gangheri usciro.
(corre alia porta di mezzo)
Luca, Simone - Pietro, Matteo,
Checco, Girolamo - Bartolomeo ;
(esce Simone coi seri/i)
Tutti venite - tutti m'udite.
Sni. e CoRO Siam qui prontissimi - ad ascoltar.
Gre. Quando qui studio - coi signorini ,
Sia di caratteri - sia di laticii,
Sia di rettorica - sia di poesia,
Sia d*aritiuelica - di prosodia,
PRIMO 7
Di metafisica - d' ortografia ,
Di numismatiea di geografia,
Nemmenoil diavolo-ci ha da passar.
Che se al marchese-ne faccio motto,
Fo un solto sopra- un sopra e solto:
Qualcuno air aria - faccio saltar.
SiM.cCoRoSignor maestro -sara servito,
Non vada in collera-sara obbedito;
Vossignoria - sia persuasa,
Che ad un suo cenno - tutta la casa
Obbedientissima si mostrera.
GuE. Mandi a memoria-la sua lezione;
Colla grammatica - col Cicerone
Nelle sue camere - vada a studiar.
Leo. Brutta puo darsi - vecchia non sono: •
Questa parola - non la perdono.
M'ha detto vecchia -se ne ricordi;
Questa parola - 1' ha da pagar.
Grf. Le ho delto vecchia -non cangio tuono:
Glie la mantengo-da quel che sono.
Sento benissimo- non parla.ai sordi;
Mi lasci stare - vadi a filar.
Piv. S*imbroglia il tempo- sento gia il tuono:
Per me non tremo- son buono buono.
Ah come strillano! Che siano sordi?
Fo Marco sfila - vado a studiar.
(raccogliendo i suoi libri)
Sim eCoiioMa via, non s'alteri-non le conviene!(« ^^^)
Zitta, Leonarda - non ista bene;
Con questa collera - ci fate ridere;
Se vien don Giulio - vi fa tremar.
(Simone ed i serA partono. Leonarda net partire fa ccnno a
Pippello che caulamcnie le si accosli)
Leo. Quando puoi , vien da me. Voglio insegnarti
A far meglio le caize traforate. {pane)
Pir. Si 5 fra poco verro.
Gre. Ma cosa fate ?
Wv. Me ne andavo a studiar.
Gre. Farete bene.
8 A T TO
Coi servi e colla serva
Non istate a ciarlar; perclie harrno in uso
Certe frasi ordinarie e dozzinali ,
E voi le ripetete tali e quali.
Pip. Se alcun'allro non vedo.
Gre. (E qui ha ragione.)
Ma imitate il linguaggio
Del padre, del maestro.
Pip. Si , signore.
Ma Leonarda ha un parlar...
GaE. Molto sguaiato !
Pip. (E a me pareva un Ciceron stampato.) (pane)
Gre. "Sciocco di prima classe! E suo fratello ,
?5Che avra, che sempre e mesto? Eh! V indovino:
^jCapira d' esser grande, ed avra rabbia
j^Star sempre in casa... vale a dire in gabbia.
55Ah don Giulio! don Giulio!
«Con quel tenerli in tanta gelosia, ^
jjRovini i figli tuoi; ma...
Sim. Sua eccellenza,
Prima d' uscire, vuol parlarle, e dice
Che verra qua.
Gre. Per bacco!
Bono in veste da camera: non voglio
Che mi trovi cosi. Caro Simone,
Mi vesto e vengo giii da sua eccellenza :
Farmi veder cosi non* e decenza! (pane)
Sim. ^5Se aspetta sara peggio. Ha Tirascibile
jiSempre al comando suo. Non ride mai...
jjEccoIo... andiamo via, non voglio guai. (p(if'te)
SCENA II.
Don Oriulio solo ^ poi €«rcgorio.
Giu. Quesli miei figli un peso, un peso enorme
Saran sempre per me. Con questo austero
Freddo contegno mio,
Ch' ereditai dagli avi... oh! quanti rischi
lo lor faccio evitar! La vita e un mare;
P R I M 0
Penso ai naufragi miei :
Veder perire i figli io non vorrei.
Gre. Ecceilenza, comandi!
Giu. Son dieci anni
Che voi side con me : non voglio tiloli :
Franehezza ed amista. Di voi mi fido^
Siete il miglior amico
Che conobbi fin' ora.
Gre. Mi confonde;
Troppa bonta.
Giu. Senlile.
Eseo per una visita
In casa del Ministro ,
Che di molta premura
Or m' ha falto chiamar. Staro gran tempo.
Forse vi resto a pranzo; se non torno
Verso le tre, ordinate:
Sedete capo tavola, e pranzale.
Gre. Obbediro.
Giu. Mio caro amico, io vogh'o
Una grazia da voi!
Gre. Grazie?... oh signore!...
Giu. Ascoltatate, Gregorio, io v'apro il core.
Amo 5 adoro i miei figli.
Gre. Che siate benedetto !
Giu. Ma il mio caro Enrichetto!... ah quel ragazzo !
Gre. (Povero ragazzino !
Ha gia venticinque anni!)
Giu. Io non comprendo
Da quale oppresso sia
Fatal melanconia. Mangia si poco,
Non ride mai... sospira... e qualche volla
Gli ho sorpresa sul ciglio
Una stilla di pianto... Oh Dio! m' e figlio ,
Vorrei... che voi... mio caro...
Gre. Dica, dica.
Giu. Io gli do soggezione;
Non so usar certe frasi ,
Ma parlo per metafora;
UAio neW imbarazzo 3
10 A T T 0
Vorrei ehe voi cercaste
Di strappargli dal seno
Questo segreto.
Gr.E. lo quasi il so.
Giu. Che?... come?
Ah! se voi lo sapete ,
Non mi fate penar.
Gke. Diro!...
Giu. Sedete. (ai^anza due se-
GaE. Ma il Ministro? die^ e siedono)
Gil. Che importa?... i carl figh',
I cari figli miei, quelle due caste
Tortorelle innocent! ,
Sono il primo pensier d' un padre amante.
Gbe. Or dunque?...
Giu. Suir istante ,
Tutto, tutto d' Enrico, io saper voglio.
Gre. Le diro...
Giu. Dite tutto...
Gkk. (Ohime!... che imbroglio!)
Le diro cosi a quattr' occhi
Quel che vado mulinando.
Giu. Dite pur... non siam due sciocchi ;
Dite pur... ve lo comaudo.
GuE. Non vorrei... pero mi spiego^ (imbarazzato)
Ch'ella in coUera montasse.
Giu. No 5 mio caro... ma vi prego,
Discorriamo a voci basse.
GnE. (Io per me non so far scene,
D' adulare io non so V uso :
Gh'ela spiffero sul muso,
Gliela sparo come va.)
Giu. (Ah! mi Iremano le vene!
Ch'abbia visto un qualche abuso :
Me meschin ! fa un certo muso ,
Che gelare il cor mi fa,)
GcE. Eccellenza , il buon Enrico
fi ipocondrico , alterato...
Come pensu gliela dico...
PRIMO H
Per trovarsi sequestrato
Sempre in casa, o in libreria
Con seriissime persone.
Mai un poco d'allegria,
Mai fochetti, mai pallone,
Mai teairi, mai festini,
Mai nemmeno ai barattini:
Non e stucco: egli sospira
Un tantin di liberta.
Ah marchese!... in questo modo.
Alia fin si spezzera.
Resto assai scandalezzato.
No, Gregorio, non vel taccio,
NelTavervi ritrovato
Cosi reo filosofaccio :
Voi vorreste i figli miei
Coi costumi tanto infetti
Dei galanti cicisbei ,
Dei moderni zerbinelti,
Che hanno sempre nel discorso
1 romanzi. il giuoco, o ii corso:
La sbagliate, si diventa
Cosi pien d' iniquila.
Ah maestro!... allenta allenta.
Alia fin si caschera.
iNon parlar con donne mai...
Donne? donne? E meglio un fulmine.
(alzandosi con impeto)
Ah maestro ! che ascoUai ?
Voi per certo oggi tenete
Qualche cosa per la testa,
Perche detto non mi avete
Mai sciocchezza come questa.
Donne?... Oh ciel ! mi prende un brivido,
E mi sembra di sognar.
Maestro pensate - a quel che vi dico :
Scoprire tentate - V affanno d' Enrico 5
Ma idee perigliose - idee scandalose ,
Con quelle colombe - non slate a svelar.
12 A T T 0
Gre. Mi scLisi, raarchese- dicevo... m' intende?...
(confuso)
Non so se miintese? - volevo... comprende?
D' Enrico il pensiero - scoprir non dispero:
Del resto non pensi - mi so regolar.
Giu. (Per baeco! il maestro- perduto ha il cervello,
Oppure egli e un lupo-col manto d'agnello.
Airerta; don Giulio - bisogna seoprire,
Senlire, capire - il velo squarciar.)
Gre, (L'amico mi erede - svanito il cervello;
0 un lupo mi slima - col manto d'agnello.
AlTerta, Gregorio - bisogna smentire,
Parlire, inghiottire - non far sospettar.) (p«^«o«o)
SGENA 111.
Elnrico solo ^ indi Gregorio.
E^R. Che mai sara di me? qual tetro aspetlo
Prende la sorte mia!
D' un crudo genitor la tirannia
M'opprime, m'incalena...
Ne sola e la mia pena,
Altri meco divide il mio dolore;
Parlar m' e forza.,. ma mi manca il core.
Nel primo fior degli anni
Penar, languir dovro?
Ne i miei crudeli affanni
Spiegar - narrar potro ?
Che slrano cimento - che strazio, che pena,
Mostrar nel tormento - la fronte serena.
Suirocchio, sul viso - di pianto bagnalo,
Costringere il riso - menlire il piacer.
Oh barbaro stato - oh crudo dover!
E ver che il grado e uguale ,
Che e bella e saggia... oh Dio!
Che val col padre mio? - Finche il segreto
Conservarsi potea, cento speranze
Lnsingavano il cor. Ora che Gilda
Ha me solo per se...
P R I M 0
Gr.E. (Gia siamo al solito
Fabbricando lunarii.) Enrico mio...
Facciamo quattro passi.
Enr. Vi prego dispensarmi.
Gre. Stiamo in casa. Ma mutrie non ne voglio.
Em. No, signore!
Gre. No signore, e piangete?
Ma sapere si puo, che cosa avete?
Enrico. Enrico mio, I'ajo non sono,
Sono il padre, Tamico,
Tutto sono per te. Svelami, paria,
Tacero te lo giuro:
TuUo per te faro. Non arrossirti,
Siam uomini... si sa. Figlio mio caro,
Vieni nelle mie braccia. (A. tempo e luogo
Sparo la batteria;
Vedro se vince Teloquenza mia.)
Enr. Ma giurate !...
Gre. (Si piega.) Quel che vuoi.
EiNR. Signor Gregorio... io m' abbandono a voi.
Gre. Ditemi il vostro affanno...
EiNR. Ah donne !
Gre. Donne ?
Tu burli !
EivR. Si; una donna e la cagione
Di mie fiere sventure.
Gre. Anima rea!
EiNK. Ma mio padre dov' e?
Gre. Sta dal Ministro ;
Forse a pranzo non torna.
E^R. (Ecco il momento.)
Tutto vi narrero...
Gre. Bravo !
Enr. Chiudete ^
Quelle porte. Pippetto con Leonarda
Potrebbero venir.
Gre. Si, figlio mio.
Einr. Fate sortir il servo e i camerieri...
Gre. Daro lor commissioni, non pensate.
U AT T 0
Eixii. Tatto, tutto udirete. E poi?...
Gre, Sperate.
(Enrico entra nella sua stanza)
SCENA IV.
Pippetto e Greg;orio.
Pip. Come uii asino, maestro,
Le lezioni ho ben sludiale,
E perche non mi sgridiate
Or le voglio recitar
Gre, Ci volea quest' altro impiceio;
Ma di lui come or mi spiccio.^
Ehu! veh! mihi , in qua! abisso
Sta il maestro per cascar.
Pip. Una sedia, eccola pronta.
Gre. No , no in piedi voglio star,
Pip. No seduto.
Gre. Non importa.
Pip. Vado a chiudere la porta,
Che non voglio suggezione.
Gre. Lascia star ehe va benone
Oggi fcria s' ha da far.
Pip. Ho studiata la lezione
E la voglio recitar.
Gre. Vedi un po' quel lanternone
Se di qua sen vuole andar„
Pip. I casi sono sei.
Gre. (Si, senza il caso mio.)
Pip. Primo nominativo , secondo genitivo.
Grk.Ti do questo dalivo se ancor qui vuoi restar.
Pip. I generi son tre, no sono due.
Gre. Son quanti piace a te, va via.
Pip. Signor maestro, oh cattera,
lo lo diro a papa.
Gre. To: mangia questa pera.
Pip. La niangio, e poi diro.
Gre. Piu tardi , questa sera
Faremo scuola.
P R I M 0 i^
Pip. Ohibo!
GaE. (Or vado in qualche eccesso
Un diavolo qui fo.)
Gre, Se a nulla servono - con te le buone
T' affibio un pugno - ti do un ceffone,
Quindi al iiiarchese - che mai ti guarda
Diro che treschi - con la Leonarda,
Se pill qui resti - brutto capoechio
Ti cavo un occhio - senza pieta.
Pip, Ah ! no maestro - mi spaventate
Che brutto muso - che fiere occhiate
Ah ! ah ! maestro - voi siete pazzo
Mai non faceste - tanto schiamazzo
Mi fate piangere-uh! uh! uh! uh!
Ma via non date - per carita. (Pippo uia)
Gre. Ehi !..• chi e di la.
SCENA V,
Simone e detto.
Sim. Comandi?
Gre. Oh, Simoneino!
Chi e di guardia?
Sim. Son solo. I servitori
Usciron col Marchese. I camerieri
A spasso se ne andarono.
Gre. Venite
Nelle camere mie. Vi do due polizz^;
Portatevi in dogana, e dai facchini
Fatemi portar qui due telescopii,
Un Atlante, e i volumi
Che mi vengon da Londra. (Almeno almeno,
Ci vogliono quattr' ore.)
Poi sapro regalarvi.
Sim, Si, Signore. (panono dal fondn)
16 AT TO
SCENA VI.
Enrico dalla sua camera; poi Oilda dal fondo^
fretlolosa e circospetta.
Em. Quale azzardo ! A un mio cenno
Balza in pie, lascia il figlio, e vola... e dessa.
II servo... forse... Gilda...
Gil. Enrico mio!
EiNK. Di'... non ti vide alcun?...
Gil. Nessuno affatto.
Ma di^ : che novita?
Epi'r. Qui siam sicuri:
Hai da pariar con TAio.
Gil. Non mi piace
Quella fisonomia.
E?.R. Pure ha un ottimo cor. Mi strinse al pelto,
Giuro aiutarmi... lo non trovai parole...
Mi raccomando a te.
Gil. Nei casi estremi
Ci vogliono le donne... E perche iremi?
Figlia son d' un colonnello.
Ho uno spirito marziale;
E qui dentro al mio cervellOj
V e malizia in quantila.
Quando parlo, non c' e male;
Se sospiro e meglio ancora;
E se piango, in men d' un' ora
Quel che voglio si fara.
Di romanzi e di novelle
lo ne ho lette tante e tante;
E so cento cose belle,
Che sul labbro d' un amante,
Quando a tempo sian sparate,
Con due smorfie e un sospiretto,
Sono tante cannonate,
Che non mancano d'effetto;
E fan gli uomini piii dotti
Da merlotti - giu cascar.
Gilda tua, si raccomanda,
Ridi, brilla, e lascia far.
PRIMO 17
SCENA VII.
Gregorio dal fondo, e detti.
Gil. Si, Enrico mio.
Gre. Chi e la? Corpo di bacco!
Una donna?
Gil. Cos' e vide? il demonio?
(con disirwoUura)
Gre Non siete voi la figlia
Del colonnello Tallemanni?...
Gil. Morto nell' ultima battaglia...
Gre. E che abitate...
Gil. Qui rimpetto nel vicolo...
Gre, E voi siete
La cagion del suo duol?
Gil. Tant' e !
Gre. Ma brava!
E come?
Gil. Dal balcone
Guardo me, guardai lui, rise, sorrisi ;
Guarda, ridi... sospira...
Gre. Finalmente ?
Gil. Scappa una notte e vien da me.
Gre. Ma bravo!
E allora?
Enr. Allora mentr' io
II casto affetto mio,
Lagrimando spiegava...
Gre. Ebbene ?...
Gil. Arriva
Mia madre.
Gre. a tempo!
Gil. E casca semi viva.
Gre. Si fece male ?
Gil. No; la vecchia serva
Corse alle grida, e si riebbe.
Gre. E allora?
Cosa diavolo disse?
18 A TT 0
G'L. Figuratevi...
EiNR. Ve lo lascio pensar.
Gil. Enrico mio
Propose un matrimonio.
Gre. E vostra madre?
Gil. L' approva e benedice.
G«E. E voi ?
Gil. Qi demmo
La uian di sposi, e nel seguente giorno
Segretissimamenle
Segno 1' atlo, e legal fu reso.
GfiE. Dunque?
Gil. Noi sianio sposi.
Gre. Sposi? Voi burlate!
E il paterno consenso?... Andate, andate ,
Son tradito!... bricconi... indegni.., cani...
Di me, di voi, di tutti
Che mai sara?... Don Giulio
Vi fuluiina, vi stritola.
2^^i^- . Gregorio!.,.
Gil. E fatta!
Em{. E un anno.
Gre. Un anno? lo sudo freddo.
E la madre?
Gil, ti partita per Milano
A raccoglier gli effetti di mio padre.
Gre. Tu Thai da mantener.
G'L. Mi pare giusto.
Gre. II padre tuo non ti da mai denaro ?
EiNPu Tre scudi I'anno il di sei gennaro!
Gil. Per Beffana?
Gre. Beffana?... (Ah padre bestia!)
Gil. Per me non e molestia,
Campo di poco assai. Ma gia il destino...
Ci ha dato...
E^R. E quanto e caro!...
^'^- . Un Bernardino.
Gre. Come? Come!^ (con gran meraui^Ua)
^ 2 Un Bernardino.
P R I M 0 19
Gil. (E sorpreso!)
Emu (E senza fiato!)
a 2 (Resto la pietrificato.)
Uno solo !
Gre. Un Bernardin!...
Su di te gia piomba il fulmine,
T'abbandono al tuo destin.
Quando sa che tu sei sposo,
Quando sa che tu sei madrCj -
Quella bestia di luo padre
Pensera,- dira... fara...
Qualche gran beslialita. {^i g^^^^ « "^^'^)
a 2 Ah da tiitti abbandonati,
Disperati - che faremo?
Resta sol nel falo eslremo
L'andar morle ad inconlrar.
Em. Se diceste una parola;
Se diceste...
GiiE, Scassa scassa ;
Questa orribile matassa
Voi pensate a sviluppar.
Gil. Lascialo quel tiranno!
GuE. Tiranno! a chii^... a Gregorio.'^
Gil. E tal che al nostro affanno
Serba di sasso il cor.
Di tanti falli, il sai,
Sola cagion son io !
Deh! tu lo sposo mio
Salva dal genitor. (con espressione)
Di me, di me... che importa?
Si compia il mio deslino.
Andro di porta in porta ,
Col figlio mio bambino,
Mesta, raminga, debole..,
Nel fiore dell* eta,
Ad implorar pieta.
GuE. (Ahinie! mi vien da piangere,
E pianger non vorrei.
Che diavolo e costei!
II cor mi fa spezzar !)
20 ATTO
Gil. (Casca!... comincia a piangere:
Vincer, trionfar dovrei!...
Chi, a lanti affanni miei,
Conforto puo negar?)
Ers'R. (Me pur... me pur fai piangere: (« GUda)
Come eloquente sei!...
Ah! voi dovele, o Dei,
Quest'alma consolar.)
Gil. Enrico... addio... perdono... {per panire)
GaE. Aspet.... aspe.... aspettale.
(Moglie e marito sono...) {piangendo)
Gil. Addio...
GiiE. Ma fe... fermate.,.
Ah, per sbrogliar gli imbrogh*,
Mi trovo affe imbrogliato;
Sto in mar fra cento scogli...
SCENA VIIL
Don Gialio di dentro e detti.
Giu. Ma nessun servo in sala oggi e restato?
Gre. Oh terremoto!..
a 2 Oh turbine!...
a 3 E come si fara?...
(guardandosi fra loro spaventosi)
a 2 Gregorio mio, pensateci,
(nelPeccesso della corifusione)
Gregorio, nascondeteci,
Gregorio, provvedeteci,
Gregorio, carita.
Gre. Gregorio. ^.. che Gregorio?...
Gregorio, cosa fa?...
a 2 Del ciel son questi i fuhnini;
Deh! non ci abbandonate:
Son p^^^/g^' oh Dio!.,. pensate,
Gregorio mio, pieta!
Gr»E. Ma zitto, e senza strepito.
La dentro vi celate:
P R I M 0 21
Lo so... ma mi seccate;
Andate, andate la.
(spinge Gilda nella camera d' Enrico^ e la chiude dentro)
SCENA IX.
Giiilio, e detti.
Gke. Zilto...
Enr. Vado?..
Gre. Restate...
Giu. Siete in casa?
EiNR. Ben tornatO. (badando la mano a Giulh)
Giu. Cos'e?... Perche, scusate,
Perche con tanta frelta
Quella ehiave levate?
Gre» (Sto fresco!) Nulla.
EiNR. (Oh ciel!)
Giu. Credevo a pranzo
Rimaner fuor di casa; ma il Ministro
Pranza dal Maresciallo.
Perdonate Gregorio...
Sembrate imbarazzato;
Ma die diavolo avete la serrato?
Gre. Ah!... vi dico.,. un'inezia... (adesso svengo!)
Giu, Ma pur?
EpiR. (Non mi tradite!) {som voce a Gre.)
Gre. (A noi coraggio!
Qui bisogna inventare; e I'inventare
E caso e non virtii).
Giu. * Dunque?...
Gre. (confuso) Signore...
M'e stata regalata
Una cagnuola, ed io,
Perche non imbratlasse queste stanze,
L'ho chiusa la : piii tardi
La porto su da me,
Giu. Ma voi parlate
In un modo curioso: perdonate ,
Dale la ehiave a me.
22 A T T 0
Gre. Come?...
E^R. (Son morto!)
Giu. Che?... non sono il padrone?
Gpe. Anzi.
Giu. E per queslo
Voglio veder la dentro.
Gre. Glie I'ho detto,
Vi sla una cagnuolina.
Giu. Cagnuolina?
Sara, ma non lo credo. Perdonatemi,
Questa e mia casa. Qua la chiave.
Enr. (Oh Dio !)
Gre. Non lo credete?... (aH'arte ingegno mio!)
Cosi si parla a me?... Prenda la chiave,
Apra, veda, realizzi, si cerlifichi;
Ma poi, ma poi penlito
Del lorto che mi fa, chini le ciglia;
Non abbia mai coraggio
Di rimirarmi piu» - Simile affranlo
D'un ragazzo in presenza?...
Ah verrebbe ad un marmo V impazienza!
A me... di me... con me... quest' e la fede ,
Che da lei meritai? Bella mercede,
Ai sudor di dieci anni! apra, ed osservi
La sua vil diffidenza,
L'fillibato onor mio;
Ch' io, per non piii tornar, le dica addio!
Giu. Signer Gregorio, ascolti...
Gre. Non ascolto
Ne scusa, ne ragion. Prenda la chiave,
Apra, signer Marchese.
Giu. Ma perdon vi domando.
Gre. Apra, m'inlese?
Giu. «Ho torto, lo confesso...
Gre. »Dia la chiave...
5?Venga, veda...
Giu. 5?Fermatevi.
Gre. >)Ma venga:
wMi lasci, si chiarifichi...
%A,
P R I M 0 23
Giu. 5>Ho mancato...
Gre. "No, no; assolutamente...
Giu. Insomma, alfine,
Cos' ho da far di piii? Vi chiedo scusa,
Vi doiiiando perdono,
Che se pazzo gia fui, pazzo non sono.
5)Nulla voglio veder: son persuaso:
5?Non ne parh'amo piii. Mio caro amico ,
^11 negarmi perdono, un segno espresso
?5Saria di troppo orgoglio.
Ghe. 55Ma venite a veder...
Giu. «Veder non voglio- (pane)
Gke. Stacci, vecehio briccone !
Ekr. Oh!... che paura!...
Gre. Eh si, ch' io vado a nozze...
Enr. Che faremo?...
Gre. E chi lo sa ?... Vedremo.
Persuadetela voi...
Enr, Di die?...
Gre. Sicconie,
Perche!... polrebbe... vale a dir... per altro...
Capile gia!... lo tolga il ciel!... guardate...
Che nessuno... intendete?;.. insomma... entrate.
(Ja entrare Enrico in camera^ lo chiudcj e parte)
SCENA X.
iueonarda viene dalla sua stanza, e bussa a quella
di Pippetto; indi Gregoplo.
Leo. Don Pippetto... Pippetto...
Pip. Leonarduccia !
Non avevo sentito:
Studiando Ciceron, m' ero addormito.
Leo. Senti ; se non t' unisci
Contro il signor Gregorio,
lo pill tiia non saro, piii mio non sei.
Pip. Luce degli ocehi miei...
Quest' e una frase iua; che vuoi ch' io faccia !
Leo. Alle corte. II Maestro
24 A T T 0
M' odia a morte, lo sai ; voglio che perda
La grazia di Don Giulio.
Pip. Volontieri ;
Ma come?
Leo. Una congiura
Tu devi far con me. Tengo un sospelto...
Gre. Restate in sala. (di dentro)
Pip. t lui...
Leo. Vieni con me.
Giura.
Pip. Si 5 tutlo... io voglio far per te.
(entrano nella camera di PippeLto)
SCENA XI.
Gregorio indi Gilda.
Gre. E il partito miglior... Gilda... son' io.
Gil. Alfin andar polro
Ora subito a casa.
Gre. Or non si puo.
Gil. Non sapete ch' io son figlia
D' un signor, d' un colonnello,
Che mi fumica il cervello,
Che so farmi rispettar I.
Gre. Ma perche di punto in bianco
Questa furia da cavallo,
Colonnello o maresciallo
Qui a dover si deve star.
Gil. Voglio dir che sul momento
Bramo uscir da questa casa.
Gre. Vedi un po' che bel talento,
Non si puo perche c' e gente.
Gil. Voi dovete immantinente
Questa gente far sgombrar.
Gre. Se il cervello e svaporato,
Se mi caschi in bagatelle,
Io non voglio la mia pelle
Figlia mia per te rischiar.
Gil. Vado sola.
P R I M 0 25
Gre. E ! va con Dio.
Gil. Dov' e Enrico ?
Gre. E che so io.
Gil Lo chiamate, o ch'io qui strillo.
AI marchese vo' parlar.
Gre. Se tu azzardi qnesto passo
Qui fai nascere un fracasso,
E dair ira di don Giulio
Ti polria nessun salvar.
Gil. (Non mi giova il brusco modo ,
Or vo' il tenero adoprar.)
Gre. (Si e bevuto alfine il brodo
E calmata assai mi par.)
Gil. D' un' infelice e misera
Vi muovano le lagrime
Se avete un cor sensibile
Abbiate, oh Dio! pieta.
Gre. Ohime! se passa al lenero
Ci casco in verila.
GiL. Enrico mio m' ha detto
Che un giorno amaste ancora.
Gre. (Ohime ! la Iradilora
Mi cangia in un capocchio.)
Gil. Mel dice assai quell' occhio
Che fervido scintilla.
Gre. (Sto fra cariddi e scilla ,
Gia cedo alia belta.)
Gil. Se foste amante, e il siete ,
Proteggere dovete
Affetto cosl puro,
Si bella fedelta.
Gre. (Or ve come pian piano
Mi schiude un precipizio.
Maestro mio giudizio,
Prudenza per pieta.)
Orsii, senz'altre ciarle,
Vien su ne' quarti miei ,
Che quando son le sei
La servitii va a spasso,
2(> A T T 0
E a casa allor ti passo
Senza difficolta.
Gil. 0 caro, vi ringrazio,
Vi v6 baciar la rnano.
Gre. Via, via son cose inutili,
Etih! mea fragilita.
Gil. II core toccatemi
Ml balza , sentile*
GaE. Ma laseiami , e va.
Gil. fi amor che mi desla
Si fiera tempesta,
E amor che agitando
Fremendo mi sta.
Pill barbaro stato
Del mio non si da.
Ghe. Che furia , che fuoco ,
Quest" e un mongibello,
Se sta un altro poco
Mi volta 11 cervello ;
Scolar da maestro
Mi fa diventar.
(prende sotto il braceio Gilda e cautamente parte)
SCENA XIL
Pipelfo e Lconarda , uscendo plan piano dalla camera
dov' erano nascosti.
Leo. Sentiste? vedeste? - Don Giulio cercate ;
A lui raccontate - I'affar come va.
Pip. Leonarda, mia bella - servirti non posso:
Ho un Iremito addosso - se vedo papa.
Leo. Ti lasclo per sempre -
Pip. Da pianger mi viene.
Leo. Non servono scene! -
Pip. Ma come si fa?
Leo. Parlando a Don Giulio - se hai qualche limore.
Pensando al mio cuore - I'ardir ti verra.
Pip. Ebbene fa pace - parlar ti prometto:
Vedrai che Pippetto - far tutto sapra.
P R I M 0 27
Leo. (Maligno vecchiaccio - cadesti nel laccio;
Ma quanlo, ma quanto - da rider sara.)
Pip. (Sto sempre in un laccio - se parlo, se taccio;
Ma quanto, ma quanto - da pianger sara.)
(Leonarda parte)
SCENA XIII.
Pippetto, indi Don Giiilio.
P(l'.
Papa viene. NeU'esofago
Le parole slan gelate.
Oh che rautria!
Gw.
Cosa fate?
II consiglio di studiare
U maestro non vi da?
Pip.
II maestro oggi ha ehe fare..»
Giu.
Che da far?... Parlate, dico.
Sara forse con Enrico.
Pip.
Non signor; ma non s'inquieti...
Giu.
Che ha da fare?...
Pip.
Affar segreti !
Giu.
Ma con chi?...
Pip.
Con una donna!
Giu.
Donna?...
Pip.
No!... con una femmina.
Giu.
E dov'e?...
Pip.
Nella sua camera:
L'ha portata via di qua.
Gut.
Non e ver!
Pip.
Se non e vero,
Mi dia schiaffi un giorno intero.
Da quel buco della chiave
L'ho sentita e Tho veduta.
Una voce avea soave.
Giu.
Ma per dove era venuta?
Pip.
Non saprei, qui v'era certo;
Circa il resto, chi lo sa ?
Giu.
Sara stata qualche vecchia.
Pip.
Non signore - giovinelta!
28 A T T 0
Giu. (Oh che orrore!)
Pip- Grazioselta,
Benfaltina...
Giu. Zilto la.
Ma Gregorio, che faceva ?
Pip. Sotto il braccio la teneva :
Le dicea d'aver pazienza,
Che fuggire noii si puo.
Un tantin di sofferenza,
Che pill tardi pensero.
Giu. (In malizia non si ponga.)
La ragazza... si... parlare
Gli dovea d'un certo affare;
Lo sapevo... andate in camera.
Pip. La lezione a studiar vo'.
(bacia la mano a Don Giulio ed entra in camera)
Giu. Come mai?... pare impossibile!
Qua il Maestro! scellerato!
Ah, raiei figli !... oh ciel !... che scandalo !
Un omaccio stagionato!
Ma pur troppo certe massime
Mi facevan sospettar.
Dalla rabbia io piii non vedo;
M'arde il cuor... son lulto fuoco...
Ma pian piano... a poco a poco
Questo intrigo io vo' svelar.
SCEN4 XIV.
Gregorio e detlo.
Gre. Son qui, signor, parlate.
Giu. Per cinque giorni, o sei ,
Presso di me vorrei
Veniste ad alloggiar.
Un mio nipole aspetto,
E, senza complimento,
II vostro appartamento
Lo mando ad occupar.
Gre. Padrone !
P R I M 0 29
Giu.
Or veder voglio,
Se tulto sta in buon stato.
Gre.
Optiine. (Veil! che imbroglio!)
Giu.
(Briccone!) Ma il paralo?
Gre.
Tal quale, ancor lo stesso;
Pare staccato adesso.
Giu.
Forse il camino un poco ?...
Gre.
lo non v'accendo fuoco.
Giu.
Forse i matton ?...
Gre.
Sanissimi.
Giu.
I vetri?
Gre.
Piilitissimi.
Giu.
L' oriuolo ?
Gre.
Unico al mondo,
Non sbaglia d'un secondo.
Giu.
Le tende al letto intorno?
Gre.
Fur posle Taltro giorno.
Giu.
1 quadri ?
Gre.
Spolverati.
Giu.
I tavolin ?
Gre.
Lustrati.
Giu.
Dunque non manca niente-
Qw.
Va bene!
^JRE,
(Anzi benone!)
(xIU.
(Ma va pur la, briccone,
L'affar si scoprira.
Mi sento in convulsione,
Se pill m' arresto qua).
Ghe.
(La testa qual pallone
Mi salta qua e la.
Son tutto in convulsione ,
Se non vo via di qua.) (^^^'^ ^^'"^^^
parte)
30 A T T 0
SCENA XV.
Leonarda e Fippetlo dalle loro camere; quindi Elnrico
dal fondo - Camerleri e servi con cartelle di stampe , vari
tomi, e due lelescopi. Sinioiie^ poi il Marchese daila sua
camera.
Leo. Signor Gregorio - con me discorrere,
Perche son vecchia - ella non puo ;
Ma con le giovani - la cose cangiano:
Perche... intendiainoci - eh!... gia lo so.
Pip. Salutem phirimis - tibi gratutulorj
Perche V avverbio - mihi gaudemini
Focalem breviant - I verbi nenlri
Quamobrem utinam - dice il grammalico.
E>R. (Da quelle camere - deh liberatela!
Penso ai suoi palpiti - viver non so.
Signor Gregorio - deh ! ricordatevi,
Che quella misera - in voi spero.)
C<3Rol telescopi - le carle allantiche,
1 libri classici - lutlo arrivo.
Le chiavi donimi - della sua camera,
Che questo imbroglio - la deporro.
Sni. Signori, in lavola - signori, in tavola;
Signori, in tavola - vengon si o no I
Gre. Ora lasciatemi - oh che spropositi !
Enrico, vattene - crepar dovro.
Andiamo a tavola - fate silenzio,
Da me medesimo - li portero.
Giu. Signor Gregorio - dia buon esempio,
E meco in tavola - venga a mangiar.
(\nima perGda!-oggi ogni inlingolo
Per te in arsenico - vorrei cangiar.)
Sm. Pip. Leo. e Cord
(Come una statua - resto Gregorio,
Pian piano bronlola - senza parlar.)
EivR. (Era cento spasimi-che mai risolvere.^
A che quest' aniraa - nacque a penar.)
Gre. (Allro che tavola - allro che intingoli!
Penso alia camera -come ho da far?)
PRIMO
Lko. Venga a pranzo colla vecchia.
E^R. Venga presto, passan V ore.
pjp. Venga, senlo un buon odore.
Giu. Vieni amieo, non lardar.
Grf. Vengo, vengo, vengo, vengo :
(Ah mi sento divorar !)
Qua mi secca una marmotta.
La la vecchia mi scervella;
Chi sorride e piii m'abbotta,
Chi sospira e mi martella:
Ed intanto la mia testa
Sconcertata - fracassata ,
Come nave in gran tempesta,
Gira gira in mezzo ai vortici,
Gia vicina a naufragar.
GlI ALTRl COL CorO
Pare appunto una marmotta,
Fa dei gesti, e non favella ;
Soffia, sbuffa, freme, abbotta ,
Ruminando si scervella:
Ed intanto la sua testa
Sconcertata - fracassata ,
Come nave in gran tempesta,
Gira gira in mezzo ai vortici ,
• Gia vicina a naufragar.
FINE DELL' ATTO PRIMO.
ATTO SECONDO
SCENA PRIMA.
Camera neirapparlamento di Gregorio. Porta in fondo e due la-
lalerali. Scansie di libri e su di esse busli in gesso di fiiosofi.
Scrivania con ricapito da scrivere, carte, libri ecc. Sedie.
Enrico e Gilda.
Enr. (jrilda, ma per pieta non pianger tanto.
Gil, Ma il figlio, il figlio mio
Spira senza di me.
Enr. V e un Nume in cielo.
Non disperar... Taci, alcun viene.
0 slelle 5 e Leonarda.
Gil. La vecchia.
Em, Si 5 gran Dio ! perduti siamo.
Gil. Va, li naseondi.
Enr. E poi ?
Gil. Nel ciel confido.
Em, Oh ! si , v' e il ciel per noi.
{Enrico ina)
SCENA II.
Gilda e Leonarda.
Leo. E permesso... si puo... non c' e nessuno.
Gil. Ci son' io per serviiia.
Leo. Uh ! cosa vedo ! ..
Occhi miei svergognati.
Gil. Oh che disgrazia.
Cos' ha vedutoJ' il diavolo.
Leo. Peggio.
Gil. ObWigata.
Leo. E don Gregorio?
Gil. Appiinto
Ho bisogno di lui, m' obbligherebbe
Moltissimo a cercarlo, e dirgli...
Leo. Cosa?
S E C 0 N D 0 53
Gil. Che impaziente raspetlo, e die il mio cuore
Senza di lui piii star non puo.
Leo. Che orror.
Nella camera soletta
Star d'un veeehio pedanlaccio,
Far la bella smorfiosetta
A quel lurido mostaecio;
Ah! le carni mi si aggrinzano.
Ah! insensata umanita.
Gil. Se faeesse in te ritorno
La stagion di primavera
Chiameresti a te dintorno
Brutti e belli a schiera a schiera ,
Tratteresti il vecchio, il giovane ,
L' allempata e mezza eta.
Leo. Non parlar, sta zitta ardita !
Gil. Parti , o vecchia rimbambita.
Leo. I tuoi falli gridan pianto.
Gil. Non gonfiarti tanto tanto.
Leo. Di soffrir mi fa vergogna
La tiia gran temerila.
GiL. Pno creparsi la zampogna
Ed il fiato in aria andra.
Leo. (Veh! Torgogliosa, la bricconaccia
Non ha rossore, non si sgomenta ,
Se pill mi stuzzica, se mi cimenta,
L' unghie che ho lunghe provar faro )
Gil. (Mi giova fingere, regger I'inganno,
Ma se mi oUraggia piii la vecehiaccia
Scordo per poeo del cor I'affanno
E gli occhi fuora le cavero.)
Leo. Ti consiglio d'andar via.
Gil. Questo appunto e casa mia-
Leo. Che ? tua casa ? Ah cospeltone 1
Tutto a dir vado al padrone.
Gil. • Non parlar, brutta befana.
Leo. Io befana! ola civetta.
GiL, Taci , 0 in aria la forlana
Or ballare ti faro.
LAjo neir imbarazzo 4
54 A T T 0
Leo. Le fibre , le arterie
Gia in me son comosse,
M' assale la colica ,
Mi viene la tosse,
Gia son paralitica,
Ml sento scoppiar.
Gil. Ah ! ah! mi fa ridere
La scena graziosa,
Ma temo che critica
Divenli la cosa.
Ma torna di palpiti
Quest' alma a gelar. {Leonarda pane)
E.NK. Brava Gilda, ma brava! Veramente
Castigata hai la vecchia come meritava.
Or non vorrei che fuori
Dicesse a qualchedun...
SCENA III.
Nel momenlo che Gilda va per forzare la porta di mezzo
entra Gregorio.
Gre. Son qua, signori.
Gil. Cane! Cane!
Gke. a me cane ?
Gil. Non sentite mio figlio,
Che piange, si lamenta 1
Gre. Siete pazza?
Voi lo sentite qua,
E vostro figlio e la ? - Ci sta di mezzo
La meta del palazzo.
EiNR. Ebbene ?
Gre. Ebbene,
Scappare or non si puo.
Gil. ^jQueste son pene!
Gre, ^jII Marchese non esce per adesso ,
«E i lacche, i servitori,
^5l camerieri, il cuoco
3jStanno giocando in sala accanto al fuoco.
S EC 0 N DO
Gil. ?5Voglio andar.
Gre. «Voi sognate.
Gil. ^Bernardino,
?5Sei ore senza laite?... Mi lasciate:
«Amor nii rende ardita!
Gre. -'Voi burlate?
Gil. «Mi getlo da un balcone!
E.^R. ^'Ah Gilda mia!
Gre. «Qui nasce una tragedia !
Gil. 5? Ah Gregorio !
EisR. "Ah Gregorio!
Gre. Ma che cosa ho da far ?
Gil. :j5Gregorio mio ;
??Se avesle cuore in petto...
ErsR. "Se aveste umanita...
Gil. "Se avesle figli...
Gre. ??Me ne liberi il cielo!
Gil. ^Gregorio niio?
Enr. «Gregorio!
Gre. "Ah mi sgregorierei ben volontieri !
Gil. Vado !
Gre. «Ma no!
Gil. jjLasciatemi !
Gre. ^'Sentite...
"Con chi sla quel ragazzo ?
Gil. «Con la vecehia
"Mia balia Maddalena.
Enr. "A1 primo piano!
Gil. jjMano sinistra!
Enr. «0h Dio! passano Tore!
Gil. Noi qui ciarliamo, e Bernardino muore.
Gre. No, no, non morira: (bisogna fare
Un'azione da eroe.)
Gil. Povero figlio !
Enr. Ah! lo vedo, lo sento!
Gil. Enrico mio,
Tu pill figlio non hai...
E??R. Muore senz'alfro.
Gil. Che smania!...
^(i A T T 0
Em. Che dolor!
Gre. Zitti! - Un segnale
Datemi.
Gil. Si... prendete...
KiNR. E come ?... voi...
Gil. Che?... voi stesso volete?...
Gre. Si vedra... si fara... ma non piangete !...
Zitta, zilla! non piangete,
Slate gill col fazzoletto,
Che fra poco il fanciullelto
Qualchedun vi portera.
(Diea il mondo cio che vuole!
Chi si trova a questo passo,
Se non tiene un cor di sasso, *
Quel ch'io faccio, far dovra.
a '2 (Ciel clemente... ah tu Finspira!
Tu consola un cor tremante ;
D'una madre che sospira,
Ciel clemente, abbi pieta.)
Gre. Per di dentro serrerete;
Se chiamarvi non m'udite,
La mia voce conoscete,
State attenti, non aprile.
Ora a noi... la nolle e bruna,
Degli audaci e la fortuna,
Scendo serio intabarrato,
Col cappello giu calato.
II portone gia lo so.
'/ 2 Affrettatevi, Gregorio !
Quanto grat vi saro.
X. ^0
Gri". Primo piano... man sinistra;
Maddalena... Bernardino:
Ah vien qua... vien qua, piccino,
Zitto, buono un sol momento;
Qui... qui sotto al ferraiuolo;
Poi pill rapido del vento,
Per le scale giu men volo...
Signor no !.,. ci vuol pazienza
SECONDO 37
Nello scendere e prudenza...
E andar plan quanto si puo.
a 2 Affreltatevi Gregorio,
Che il fanciullo niorir puo.
Gre. Come un lampo passo il vicolo,
Fo qual fulmine la scala:
Enlro franco nella sala^
E coniincia il mio perieolo;
Che i cnriosi servitor!
Verran lulti a farm! onori :
Buona iiotte!... ben tornato;
Doni a me quel fagottino....
Grazie,.. dia... grazie... obbligato...
Ma se intanto Bernardino,
Nel finir dei rjomplimenti,
Diamo il caso, si signore,
Che facesse dei lamenli ?...
Che piangesse in luon minore.
Come resto ?... cosa fo?...
a 2 Ma Gregorio!... cosa fate !...
Lo portate - si o no ?
Gre. La fama garrula - prima di giorno.
Andrebbe rapida - intorno intorno.
Tutli i satirici - ne parlerebbero.
Con mille forbid - mi taglierebbero:
Sulle gazzette - sulli giornali,
Dalli droghieri - dalli speziali,
Dentro le bettole - dentro i caffe...
Tutti direbbero - eccolo la...
a 2 Presto, sbrigatevi - soUecitatevi :
Ah! la mia smania - crescendo va.
GuE. Ma rinnocenza - mi rassicura!
S'io piango al pianto-della natura;
Se fo da balio - per un momento;
Se senlo i palpili - della pieta:
Signori critici - mal non mi sta.
a 2 Figlio abbracciatemi - figlio aspettatemi,
Per voi Gregorio - tutto fara.
38 A T T 0
No di quel core - un cor migliore.
No pill bellanima - no, non si da.
(Gregorio parte dalVuscio in fondo^ Enrico chiude colla chiai^e),
SCENA IV.
Eurico e Gild.i.
tliL. Quando avro fra le braecia il figlio mio,
Non pavento aventure.
Ei>R. Or vedi, Gilda,
Se il core di Gregorio
E un cor che non ha eguale.
Gil. Io non credea
In un vecchio pedante,
Alma cosi pietosa. Or spero alfine
Che s'ei paria per noi, quell'ircano
Del Marchese divien forse piii umano.
SCENA V.
Don Giulio di dentro , e delti.
GlU. Aprile... aprite! (picMando fortemente alVuscio)
Gil. Ah ! chi sara?
Enr. Mio padre!
Non aprire, o son morto.
Gttj, Femmina, aprite, e non gridate.
Gil. Enrico,
0 sa tutlo 0 v'e equivoco.
Caro, fidati a me.
Eixa. Tremo da capo a pie.
Giu. S' apre o non s'apre?
Getto a terra la porta.
Gil. Ma chi siete ?
Giu. II padrone.
Gil. Va la! va la! obbedisci,
V'e Gilda tua per te. Nel caso estremo,
Estremo ardir ci vuole.
Ekk. Io per te tremo. ("" riiira)
Gil. Or tocca a me.
SECONDO 39
Giu. Spezzo la porta.
Gil. Piano !
Sofferenza, o signor, non vi conosco ;
Pur vi credo e rispetto. Apro, e mi fido:
Delia fiducia mia non abusate,
lo sono in casa vostra.
GllJ. Aprite. {conforza)
Gil. En Irate. {<^pre)
SCENA TI.
DoD Giulio afferra Gilda per un braccio e la trascina
con violenza sul davanti della sceua. Enrico di trallo in
tratto si fa vedere.
Giu. Perfida! se un accento, un grido, un cenno
Ti attenti far, deU' ira mia paventa.
Gil. Signor!...
Giu. Taci I... lo voglio !
(corre a chiudere la porta dalLa quale e ueniito)
Enr. (Misera ! che fara !)
Gil. (Quest' e un imbroglio!)
Giu. Sconsigliata ! Ignoravi ,
Ch' egli e questo V asil delK innocenza?
Che son padre a due figli, i cui costumi
Mi rendono bealo?
E tu, proterva, ardivi,
Dimentica a te stessa,
Al dovere, air onore ,
Oseurar di quell' alme il bel candore ?
Sugli occhi tuoi, spietata,
Punir sapro 1' indegno:
Invano al suol prostrata
Mi chiederai pieta.
Punito un tanto eecesso
Dal mio furor sara.
A chi de' figli , o credulo ,
Fidavi il bel candor?
Come disparve rapida
La pace, oh Dio! dal cor !
40 A T r 0
Si piinisca omai Tindegno,
Si punisca un vile affetto.
Parii sol , m' avvampi il petto
La vendetta ed il furor.
Ah ! su voi del cielo il nembo
Preghero vendieator.
SGENA Vli:
Cireg^orio e delti.
Gre. Gilda? Gilda? son io! Sono Gregorio! {didauio)
Gil. Mio caro !...
Giu. Zitta, 0 un' aspide divento.
Gre. Apri, son io, che porto tutto.
Giu. Andate ,
Ritiratevi la., se no... treinale.
Gil. Non si sdegni , signore !
Non creda per timore ,
Ma sol per obbedienza io mi ritiro.
(Ciel!... pieta d' una madre... io non respiro.)
(entra nella stanza ov' e Enrico)
Gre. Apri insomma, o non apri?
Giu. Impeli reprimetevi.
{apre e si pone in rnodo d' esse?' coperto dalla porta)
Gre. Ma tanto ci voleva ? (^'^^^^ intabarrato)
Una paura aveva,
Che quell' orso, quel cane ,
Quel satiraccio del marchese Giulio,
Mi venisse a guastare i fatti miei.
Giu. L' orso, il satiro, il cane, e qui da lej.
(auajizandosi e battendogli una mam sulla spalla)
Gre. Ah!..,
Giu. Vecchio indegno! Mira...
Paralitico son per il furore.
Gre. (E a me, e un prodigio, se non crepa il cuore.)
Signor Marchese...
Giu. Scostumato !...
Gre. Evviva!
S E C 0 N D 0 41
Giv. A quest' ora, una giovane in raia casa !
Ove sono i miei figli ,
I miei ligli innoeenti?
Gre. Marehese mio...
Giu. Che cosa naseondeleif
Gre. Niente, niente, don Giulio, a me credete.
Giu. Vo' saperlo cospelto!
Gre. Ma se vi dico nulla... un baulelto...
Giu. Mostrate..,
GiiE. E un affar mio.
Giu. Lo voglio! andiamo.
Gre. Ma eir e una ragazzala,
Una bagattelina... s' assieuri...
Non merita la pena
Ch' ella la veda...
Giu. Che cos'e?...
Gre. Le dico,
Non e niente... figuri
Una cosa innOCente-. i^on Giulh lo scopre aforza)
Giu. Ah! ehe vedo!...
Gre. Non e niente.
Giu. Chi ! chi mi regge ? lo sento
Che la ragion vaeilla, e quasi io stesso
CoIIa mia man...
SGENA VIII.
Grilda uscendo rapidamente , gli "anzidetti; poi Enrico.
Gil. Che fate?
Marehese, il vostro sangue non versate!
(toglie il bambino a Gregnrio e si ritira)
Giu. Sangue mio?
Gre. Ma tant'e.
Giu. Perfidol
Gre. In somma,
Quella giovane e moglie,
E quel fanciullo e figlio...
Giu. Di chi ,^ di chi?...
Gre. D'Enrico, figlio vostro.
42 A T T 0
Giu. Tremino tutti! E il primo,
II primo su cui tutta
Scagliar vo' Tira mia,
Come autor de' miei guai ,
Complice a tanta colpa, tu sarai.
(Giulio esce precipitoso seguito da Gve^ovio, Enrico e GiLda
entrano in camerD)
SCENA IX.
I^eonarda; indi Pippetto, e Goro di servi e camerieri.
Leo. Dunque... dunque... non e il signor Gregorio;
ti il Marchesino Enrico...
Oh die imbroglio!,.. Che intrico!
Tanto meglio per me... L'affare e fatto.
Se si placa don Giulio per un figlio^
0 che voglia, o non voglia,
Si aggiustera per Taltro. Finalmente
II tiglio scimunito sposero ,
E marchesa per sempre diverro.
Pip. Leonarda, che fu.'^
Cord Si puo, o non si puo?
Leo. Venite pur qua!
Pip. Veduto ho papa.
CoRo Un orso pareva.
Pip. I piedi sbatleva.
CoRo Faceva un fracasso.
Pip. Un slrepito, un chiasso.
CoRo Diceva di no. ,
Pip. Punirti sapro.
CoRo Indegno! briccona!
Pip. a me si canzona?
CoRo Vuo farli pentire.
Pip. Di casa parti re.
Pip. e Coao
Leonarda, narrate - su via raccontate,
Ch' e stato? cos' e?- ma ditelo a me.
Pill penso, e rifletto - io meno connetto;
E inlanlo curioso - m' aggiro smanioso ,
S E C 0 N D 0 45
Domando, mi provo - ma cerco e non trovo:
Leonarda, Leonarda - narrate cos' e.
Leo. Silenzii) , tacete - che tutto saprete.
L'affare e bizzarro-ed or ve lo narro;
Ma zitti , ma quieti - non siate indiscrcti,
Se no , che vi parli - possibil non e.
Ma zitti 5 0 piii non parlo.
Pip. Io piii non fiato.
Ho il labbro sigillato.
Leo. L' affare e serio assai ,
Pill che non vi pensate.
L' amorino non e il signor Gregorio.
Pip. Come no? Ma la donna?
Leo. Sta la dentro:
Non fa air amor con lui; anzi e gia moglie.
Pip. Moglie?... Moglie di chi .^
Leo. Quest' e rintricol...
E moglie gia del ... .
SGENA ULTIM4.
Gregorio 9 don Griulio; poi Gilda ed Enrico ,
e gli anzideili.
Giu. Ma di no vi dico.
Son padre, e come padre... cosa fate?...
Pip. Vado via... Partiremo !
Giu. No, restate.
Esci coppia malvagial
(Gilda ed Enrico sortono dalla camera)
Gil. (Niente paura :
V e Gilda tua per te,)
Giu. Figlio sleale ,
Ingratissimo figlio... esci... va... fuggi...
T' invola a' sguardi miei;
^jPiii tuo padre non son, figlio non sei.
3?Unico erede mio, sia 1' innocente
?9Mio secondo ragazzo; e quell' affanno
jjChe m' hai versato in petto
?5Per un breve capriccio, coi rimorsi.
i4 A T T 0
jsNella tua verde etate,
?5Di e notte intorno al cor...
Gil. Ah no ! fermate.
j^Cagion di lanto sdegno
•jSon io, con Tinfelice
^jFiglio dell'amor raio... diinque raminga...
55Sola... lungi n^andro; ma Tira vostra
Ha bisogno di sangue. Anima cruda!
Vuoi sangue, e sangue avrai !
(sniida un pugnale ed afferra don Giidio)
Vieni, vieni e vedrai...
Vedrai sollo il tuo ciglio
Disperala svenar la madre il figlio.
Giu. Svenar potresti un figlio? - E tu sei madre?
Gil. Maiediresti un figlio? - R tu sei padre?
Gre. (Brava!)
Giu. Che ?
Gre. Niente!
Giu. Oh Diol
Non resiste il cor mio!
La natura parlo...
EiNR. Padre!
Gil. Signore!
Giu. Amatevi!... son uomo!... e in petto ho un core.
Leo. (Coraggio!) {piano a Pippeue)
Pip. (Tremo!) Papa mio, potrebbe
Far felice me pur.
Giu. Che vuoi?...
Pip. Vorrei...
Giacche siam d'Imenei...
Sposarmi anch'io.
Giu. Con chi ?
Pip. Con la mia fida,
Vezzosa Leonardella.
Gre. Misericordia!...
Giu. E che?... Gregorio...
Gre. Amico...
Che cosa v'ho da dir?... la donna anziana^
E peggio, peggio assai d'una terzana.
SECONDO 45
Giu. Perfida...
Leo. Ma le pare?
Promisi a quel ragazzo
Del mio cor le primizie,
Sol per tenerlo in briglia, che del resto...
Viv. Stelle!... qual colpo e questo?...
Dove trovar piii fede,
Se menli quella bocca corallina ?
Vado a pianger Ire niesi giii in cantina. (parte)
Gnii. Vedele, se ho ragion?
Giu. Pur troppo! lo sono
Ripieno di rossor!
GiL. No, caro padre,
Clie tal ti chiamero. Sgombra il rossore;
In tempo sianio d'emendar Terrore.
?5Un viaggio per il mondo
55Guarira il Marchesino Al suo ritorno,
^'Se ancor tale restasse il mesehinello,
''Dategli moglie, e mettera eervello.
'jQuesta pericolosa
j'Gia matura belta vada lontano.
55E al regno del rigore,
5?Ne succeda un miglior... quello d'amore.
Quel tuo sorriso, o padre,
Tenero al cor mi scende:
Penso alle mie vicende,
E parmi di sognar.
Non pill fra tanle smanie
Palpiterai, mio core:
Ha vinlo, ha vinto amore,
Rilorno a respirar.
Giu. (Costei m'ha gia incantato.
Pazzo finor son stato.
Che donna, oh ciel ! che donna!
L'eguale non si da.)
Gki. (L'amico e alfin cascato :
Rimane inzuccheralo!
Ci ho gusto, affel ci ho gusto!
Gridar piu non potra.)
46 ATTOSEGONDO
EiNR. (Tutto e per noi cangialo :
L' affanno e terminato :
Di gioia, ah si! di gioia
II cor giubilera.)
Gil. Donne care, qui fra noi
Regoliamo il nostro impero.
Serve siamo - ma regniamo ,
E siani nate a comandar.
CoRO (Manco male, c' e una donna!
S' e finito di penar.)
FINE DEL MELODRAMMA.
ELENCO DEI LIBRETTI D'OPERE TEATRALI
rUBDLICATI COI TIPI DI
FRANCESCO LUCCA
2)Adelia
^Adriana Lecouvreur
pAlIan Cameron
Anna Bolena
pMala
pMiilSL
pArmandoil gondoliero
Beatrice di Tenda
Belisario
^Bernabo Visconti
Capuleli e i Montecchi
j)Caterina Howard
^Cellini a Parigi
Chi dura vince
Chiara di Rosenberg
^Clarice Visconti
/jCrisloforo Colombo
:/)Clarissa Harlowe
pDante e Bice
pDon Checco
pDon Crescendo
pDon Pelagio
pDottor Bobolo
pDue mogli in una
pElena di Tolosa
Elisa
T^Elvina
Eran due or son tre
jJEsmeralda
pEsier d'Engaddi
pFolco d'Arles
/;Funerali eDanze
•pCxabriella di Vergy
Gemma di Vergy
7)Giovanna di Castiglia
jJGiovanna 1 di Napoli
pGiralda
pGM Ugonolti
pGli Student!
pGriselda
Guglielrao Tell
pi Due Figaro
;>r Falsi Monetari
pi Pirati spagnuoli
II Crocialo in Egitto
J I Barbiere di Siviglia
II Giuramenlo
p\\ ri lorno diColumella
pi Gladiatori
pIlBirrajodi Preston
II Bravo
pll Convilo diBaldass.
plldegonda
pi Martiri
pi Masnadleri
pl\ Borgomastro di
Schiedam
pll Corsaro
pl\t)eserlo.OdeSinfon,
pll Giudizio Universale
Oratorio
pll Mantello
pll Matriraonio per con
* corso
II Nuovo Figaro
IPuritani eiCavalieri
pll Reggente
II Furioso
pll Templario
11 Turco in Italia
II Pirata
pll Franco Bersagliere
pJone
La Gazza ladra
La Pazza per Amorc
pLa Canlante
La Cenerentola
pLa Favorita
pLafigliadelProscritto
pLa Figlia del Reggim.
pLa Maschera
La Mula di Portici
pLa Prova di un'opera
seria
pLa Regina di Leone
pL'Arrivo del signor zio
pL'Assedio di Leida
La Sonnambula
La Straniera
pLa Valle d'Andora
pLa Viilana Contessa
La Regina di Golconda
ipLazzarello
pLa Vivandiera
L'Elisir d'Amore
pLeonora
pLe Nozze di Messina
pLe Precauzioni
Lltaliana in Algeri
Lucia di Lammermoor
Lucrezia Borgia
pLudro
pLuigi V
pLuisella , o la Catita-
trice del Molo
pL'Uomo del Mistero
pL'Osteria d'Andujar
pMiniere di Freimberg
pMarco Visconti
pMaria regina d'^Inghil-
lerra
Marino Faliero
pMargherita
pMatiide di Scozia
pMedea
pMignone Fan-fan
Mose
pNon tutli i pazzi sono
alPospedale
Norma
Otello
pPipele
pPaoIo e Virginia
Parisina
pPoliulo
pPelagio
pRoberlo il Diavolo
Roberto Devereux
Semiramide
pSer Gregorio
Torqualo Tasso
Un^Avventura di Sca-
ramuccia
pUn Geloso e la sua
Vedova
pVioletta
pVirginia
NB; Quegll segnati col (p) sono di proprieta del siiddetto Editore,